Allarme rosso al loft: i toni soft sono un flop …

aprile 6, 2008


 

Naturalmente non si possono citare cifre, perché la legge sui sondaggi politico-elettorali lo vieta espressamente dalla fine della scorsa settimana. Ma nelle stanze del Partito democratico circola uno studio approfondito, denso anche di rilevazioni recenti, sull’andamento della campagna elettorale in corso. Un documento che ha fatto scattare l’allarme rosso tra i principali dirigenti del partito, in testa Goffredo Bettini.

Secondo le analisi non avrebbe pagato come si sperava una campagna elettorale parallela a quella dell’avversario. Non basta che Silvio Berlusconi si sia mosso poco, perdendo parte del consenso accumulato nei mesi scorsi. Senza attaccare direttamente l’avversario, come Walter Veltroni si rifiuta di fare (lo ha rivendicato durante il viaggio in Sardegna), la rincorsa diventa tutta in salita.

Tanto è che l’analisi dei sondaggi già pubblicati dai giornali fino al 28 marzo scorso è impietosa. Nel 2001 – dalla data di scioglimento delle Camere fino all’ultimo giorno di pubblicazione consentita dei sondaggi – l’inseguitore dell’epoca, Francesco Rutelli, riuscì a recuperare ben 3,8 punti nel maggioritario della Camera (allora la legge era diversa) a Silvio Berlusconi che partiva con un vantaggio poi rivelatosi comunque incolmabile. Cinque anni dopo a inseguire fu lo stesso Berlusconi. Che nello stesso periodo rosicchiò a Romano Prodi 2,8 punti nel proporzionale.

In questa campagna elettorale i sondaggi pubblicati all’inizio e alla fine divergono molto. Quello più negativo per Veltroni gli assegna addirittura il passo del gambero: invece di recuperare sarebbe scivolato indietro di un punto fra il 6 febbraio e il 28 marzo. Quello più favorevole gli assegna un recupero di un punto e mezzo. Bisogna dire che in tutti e due i casi precedenti il recupero più clamoroso avvenne proprio nel periodo finale, quando i sondaggi dovevano restare segreti e utilizzati solo all’interno della ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Quel che si chiede dunque è più aggressività allo sfidante, che giorno dopo giorno dovrebbe attaccare almeno indirettamente con più decisione l’avversario.
Non paga quindi il simbolo di questa campagna elettorale, quello del signor Veltrusconi. Una specie di creatura mostruosa con i capelli, la dentiera e il doppiopetto di Berlusconi, e con gli occhiali, il mento e la camicia button-down di Veltroni. Nome in codice Caw, che sta per Cavaliere e Walter.

Alla vigilia dell’ultima settimana i toni («ma anche» gli argomenti) restano soft. Se non ci fosse stato il caso Alitalia, tra una cordata e una corda al collo, sarebbe stata ancora più noiosa. Eppure le premesse c’erano tutte per assistere a confronti astiosi tra candidati che sprizzavano odio da tutti i pori. Casini che ce l’ha a morte con Berlusconi, Bertinotti che vuole lo scalpo di Veltroni, ma deve guardarsi le spalle dall’accoltellatore Ferrando. Boselli che vorrebbe decapitare il leader del Pd, reo di voler cancellare i socialisti. C’era tanta carne al fuoco che Dario Argento avrebbe realizzato il suo horror più di successo. Invece niente. Perfino sul coglione di sinistra Berlusconi ha ritrattato. Questo signor Veltrusconi è malato di buonismo.
Marco Castoro