I terroristi suicidi non sono “kamikaze”, media non fate confusione!

 


Piloti Kamikaze

Chiamateli: “terroristi suicidi”, oppure se volete usare la loro terminologia: “martiri”, ma la definizione: “kamikaze” è completamente fuori luogo quando ci si riferisce ai  fondamentalisti che si suicidano facendo strage di di civili.

Il termine “Kamikaze” trae origine dal giapponese; significa “vento divino” e deriva dal nome del tifone che nel 1281 distrusse la flotta mongola, mentre tentava l’invasione del Giappone.

I primi kamikaze della storia furono i piloti del gruppo “Scikiscima”, educati con il codice dei samurai “Bushido”, guidati dal capitano Yukio Seki, si immolarono il 25 Ottobre 1944 contro obiettivi nemici: militari con un rigidissimo codice morale, non: uomini, donne o bambini, in qualche modo affiliati a qualche setta politico/religiosa.

Gli ultimi attacchi avvennero nel pomeriggio del 15 agosto del 1945. In totale 2.134 aerei presero parte alle missioni suicide e di questi 1.228 non ritornarono alla propria base.

“Banzai*” era il grido di questi piloti suicidi della marina imperiale giapponese, che carichi di esplosivo, durante la Seconda Guerra Mondiale si lanciavano sulle navi militari nemiche: qui troviamo la seconda grande differenza, i piloti si scagliavano contro obiettivi, sottolineo militari non civili, per portare a compimento l’impresa cui avevano votato la propria vita, dovevano riuscire a superare un fitto fuoco di sbarramento antiaereo, che spesso li abbatteva: un contesto operativo completamente diverso da quello dei terroristi che agiscono nell’ombra.

* Il grido Banzai nasce dalla fusione dei termini: Ban (diecimila), Sai (anno), grido usato come saluto, questa parola entra a far parte dell’uso comune nel periodo Meiji, quando nel parco Ueno di Tokyo apparve l’Imperatore Meiji e la folla per salutarlo urlò: “Banzai”!

L’origine di questa parola è comunque più remoto (313-339): a causa dell’impoverimento del popolo l’Imperatore Nintoku sospese per alcuni giorni la riscossione delle tasse e proibì categoricamente qualsiasi lavoro di riparazione e abbellimento del proprio palazzo, per evitare spese a carico dell’erario.

Dopo che la situazione economica si normalizzò e la riscossione delle tasse ebbe di nuovo inizio, quando l’Imperatore di affaccio al balcone della propria residenza, la folla lo acclamò con il saluto:”Banzai!”, che in altre parole significa : “Viva L’Imperatore”, l’equivalente inglese: “God save the Queen”.

Hurricane 53

 

 

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